Dopo uno sguardo al congresso di Madrid, una beccaccia sui Pirenei, una gita in Francia, dopo aver ascoltato tanti colleghi stranieri, una lunga chiacchierata con un amico inglese e i racconti di tanti chef…lo sapete che vi dico? Che non siamo mica messi troppo male.
E’ un po’ la storia del punto di vista, del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno, ma il comparto enogastronomico italiano osservato in un contesto europeo ne esce piuttosto bene. Tra un Adrià che chiuderà per riflettere, un Ducasse che gira il mondo pagato dal suo governo per promuovere la cucina francese come l’unica possibile (in attesa che il cadavere spagnolo passi loro davanti, o almeno così dicono i maligni) e soprattutto che racconta storie sui prodotti da salvare e sul tonno rosso che sentite oggi qui in Piemonte fanno un po’ sorridere…
I congressi e dibattiti mondiali hanno virato su temi a noi molto vicini, il prodotto e una certa filosofia della cucina italiana sono spesso al centro di interventi e cuochi di ogni dove anche quando non siamo presenti. E se è vero che la crisi c’è, è altrettanto vero che i nostri ristoranti stanno tenendo, soprattutto dove c’è qualità autentica e poca fuffa.
Probabilmente l’unico punto su cui si può (e si deve) qui da noi ragionare ancora un po’ è la formula: non esiste solo un modo di servire e proporre buona cucina e grandi prodotti. E i prossimi anni ci riserveranno sorprese in questo senso. Intanto aspettiamo l’apertura del nuovo ristorante degli Alajmo con grande curiosità. Mancano pochi giorni. Chissà che non ci riservi davvero qualche sorpresa interessante.
la lezione degli Alajmo, domenica a Identità Golose, sarà proprio sul loro nuovo modo di vedere la ristorazione, tutto sulle nuove Calandre
buon tutto
oloap
Ciao Marco, a proposito di cibo italiano esportato nel mondo… cosa ne pensi del nuovo Mc Italy? Un bel modo di esportare il brand italian food per l’utente medio? Secondo me non troppo, anche se le ricadute sui fatturati di molte aziende italiane si vedranno, e Zaia verrà ringraziato da qualche produttore…
Penso che se le aziende italiane di qualità debbono (s)vendere il proprio prodotto a Mc Donald’s siamo proprio messi male…
Quella italiana è spesso retorica.
Prodotti da salvare? Nessuna civiltà può conservare memoria di tutto. Una civiltà che non dimenticasse, che non perdesse per strada nulla sarebbe una civiltà perdente.
Per _fortuna_ ci sono cose, tradizioni, pratiche che si perdono, che scompaiono. Per _fortuna_.
Il mondo cambia, e spesso ci sembra un peccato perdere certe cose. Ma poi quello che otteniamo col progresso (quello autentico) è spesso molto di più, e di meglio. Il gioco vale la candela.
La filosofia italiana spesso piace perché è qualunquismo buono per tutte le stagioni. Il grande chef che cucina un piatto di spaghetti al pomodoro – magari in porzione ridotta e con un tocco di fantasia come, che so, un side-dish con un cannolo croccante ripieno di gelato di ricotta – fa felici tutti, dalla famigliola all’esperto gourmet.
Ma il futuro è la Spagna.
Giovanni Lagnese
Mah, Giovanni, dire che oggi il futuro è la Spagna mi sembra fuori tempo massimo. La Spagna era il futuro dieci anni fa, è stato il presente (come centro di riflessione e attenzione) per un bel po’ ma adesso comincia a segnare parecchio il passo. E te lo dice uno che ha seguito molto da vicino e con passione ciò che è avvenuto nella penisola iberica dal 2000 a oggi.
Hanno segnato positivamente non poco gli sforzi fatti dai colleghi spagnoli negli ultimi dieci anni… fonte per tanti di noi (francesi compresi) di spunti interessanti, applicati poi (con intelligenza) al nostro modo di far cucina. Ciononostante concordo con Marco quando afferma che il filone sia in fase “calante”, o meglio come credo più naturale… stiano gli spagnoli passando il testimone (a chi avrà voglia di prenderlo) affinchè si possa tutti insieme portare avanti un concetto di cucina più evoluta e meno “piacciona”. Modesto parere s’intende.
Massimo Sola