Si parla e si riparla di modelli vecchi e nuovi. Ma poi quando ci si cala nella realtà le chiacchiere stanno a zero. E reduce da due prove in un mese di quelli che dovrebbero essere i bistrot dei due più grandi (o quasi) cuochi di Francia…beh di domande ne ho parecchie. La prima è: ci tornerei? E la risposta è: no. La seconda è: perché in Italia non ci riusciamo? E ripensandoci mi dico “meno male”.
Io ho una grande stima per Ducasse, che ho avuto modo di conoscere e con cui ho scambiato pensieri in più occasioni. Così come -anche se non mi è altrettanto simpatico visto che se la tira come e più di Carlo d’Inghilterra- stimo e seguo Joel Robuchon da anni. Grande divulgatore. Ebbene, con rispetto parlando, ma a me l’Atelier di Londra e il Benoit di Parigi mi sono sembrate due discrete prese per il culo. Intanto per il servizio e l’accoglienza (fintamente perfetti ma in realtà pieni di imprecisioni e totalmente privi di personalità), poi per il prezzo (120euro da Robuchon e quasi 100 da Ducasse) e infine per qualche piccola grande imprecisione di cucina (temperature di servizio, piatti classici decaduti, assenza di proposte innovative, quanto meno al passo con i tempi). E mi dico che se questa è la bistronomie beh allora stiamo freschi. Sono locali che vanno di moda ma passeranno anche loro. Come tanti grandi tre stelle francesi che in questi giorni -visti da vicino- piangono miseria.