Leggo (e apprezzo) un interessante post di Fabio Rizzari in cui tra le altre cose si parla dell’elemento sonoro che può essere presente presente in un vino, come brillantemente descritto da Michel Bettane con la definizione dell’eventuale presenza della “vibrazione di uno strumento musicale”. Quello che molti di noi traducono spesso con il concetto di emozione, mi dico.
Non riesco a non saltare immediatamente con la mente ad alcune vibrazioni percepite negli ultimi mesi e provo a buttar giù in quali occasioni e con quali piatti (lascio il vino a chi ne sa più di me, n.d.r.):
Il merluzzo e siulot di Crippa
La parmigiana come una zuppa thai (che non credo si chiami così) di Massimo Bottura
Il Japo burger di Dos Palillos
I ravioli potagères di Alain Passard
La cote de boeuf de L’Ami Jean
Il dentice al limone di Gigi Nastri
I bonbon all’arrabbiata con crema di asparagi selvatici di Riccardo Di Giacinto
I capellini freddi con crudo di pesce e salsa di frutti di mare di Max Alajmo
Il gelato di fiordilatte di Ugo Alciati
Le patate fritte più buone della mia vita, quelle preparate da Marina Maestro, con la paglierina
Giusto per buttare giù qualche appunto. Poi ci penso ancora.