La melanzana e l’ostrica

Ci sono cose (poche) di cui vado veramente orgoglioso. Una di queste è stata la scelta di piazzare al primo posto della guida che ho diretto la cucina di Gennaro Esposito. Nel 2008. Una cosa che rifarei domattina e che, per quanto forte, (ma solo nell’ambito di una critica classica che fatica ad osare) è stata la scelta di sottolineare quelle che erano e sono le linee guida di una nuova cucina italiana. Questa sì, mediterranea più di chiunque altra. Una cucina appartentemente semplice, dai caratteri fortemente identificabili e sottolineata da una inconfondibile golosità. La cucina di quel Gennaro che conobbi per caso e che rincontrai solo qualche mese dopo, il giorno che, prendendo un caffé con Alain Ducasse, mi sentii dire: “quello è semplicemente il miglior cuoco d’Italia”.

L’ultima creazione di Esposito appartiene all’ultima fase della sua linea, una fase sicuramente più evoluta, a tratti tecnica, frutto di un periodo di pensieri e pensamenti. La fase -peraltro- in cui La Torre del Saracino nella sua nuova veste ha cominciato a girare davvero bene, dopo un periodo di rodaggio dato dalle tante novità. Una fase diversa da quella del risotto cuore di bue, limone, calamaretti e provola ma anche da quella della minestra di pasta mista con crostacei e piccoli pesci di scoglio. E’ la fase della melanzana e dell’ostrica. Un piatto che ancora una volta mi ha stupito e mi ha sedotto, per la capacità di trasmettere in modo nettissimo gli elementi primari degli ingredienti, quasi che il cuoco riuscisse a renderli più forti che in natura. E nel caso di questo curioso matrimonio anche di rendere l’incontro e lo scambio di due elementi così diversi una cosa davvero straordinaria. Non dico molto di più, consiglio solo di provarla.

9 pensieri riguardo “La melanzana e l’ostrica

  1. Fiero fierissimo di aver lavorato con lui……di sicuro un vulcano……trasmette la voglia di fare fare fare e poi fare…..stupendo

  2. Sono stato da Esposito pensando anch’io di andare a sedermi alla tavola del miglior chef d’Italia. Avevo preso alla lettera il giudizio del Gambero Rosso…pero’, mi spiace, la mia esperienza, condivisa da altri commensali appassionati quanto me, non fu altrettanto positiva. Mi parve di trovarmi alla mensa di uno chef “costruito” dalle guide..! Di geni come Esposito, se lui lo e’ lo stivale e’ pieno. Peccato davvero, ma per quanto io segua tempo il suo lavoro di critico, sulla Torre del Saracino, non sono proprio daccordo con lei. Un salutone!

    1. Sono d’accordo con lei, anch’io. Un ottimo cuoco ma davvero lontano dall’essere il migliore d’Italia a mio giudizio.
      Ma è il bello della critica (e della vita) poter manifestare posizioni diverse. Accade anche per il cinema e la musica ad esempio.

      Ad Majora

      1. Devo dire che la mia opinione è molto diversa. Non sono un critico ma tante grande ristorante li ho frequentati e devodire che il Saracino di Esposito è uno dei più interessanti. Una cucina molto elegante e meridionale, senza inutili aggiunte o creatività fine a se stessa. E’ una cucina molto più vicina al gusto comune di quella di tanti altri grandi chef, per quello che ho provato. Pesce di questa qualità poi è proprio raro. Perme è il piu bravo della campania.

      1. Simpaticamente, c’è una bella differenza tra un accanimento in positivo e uno in negativo. E’ proprio lì l’aspetto curioso…

  3. Salve Angelo, grazie dell’attenzione e della fiducia! Il suo giudizio però, espresso così mi appare un po’ enigmatico e sommario. Sono invece molto curioso di capire nel dettaglio cosa ci fosse che non andava in quella cena, anche perché qualche difetto a Gennaro sono in grado di trovarlo anch’io ma lo trovo tutt’altro che “costruito”. Mi faccia sapere, insomma e -se può- conceda alla Torre del Saracino una prova d’appello perché le assicuro che la merita! Saluti

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